Emergenza Ebola.

Mia mamma con tragicomica drammaticità mi guarda uscire di casa e mi intima: “Mi raccomando, quando devi consegnare i cataloghi degli abiti, stai bene attenta a non intercettare le mani dei clienti. Usa il catalogo come distanziatore naturale. C’è l’emergenza Ebola in Europa”.

Per un’ipocondriaca di livelli imbarazzanti come me questo non è tetro sarcasmo, è un’induzione al panico. Nonostante questo ho tranquillizzato mia madre e ho ragionato su questa cosa del catalogo tra me e il resto del mondo.

Non preoccuparti mamma, faccio così con tutto. Sto bene attenta a non avere un contatto diretto con nessuno, a non far intercettare davvero le mie mani tremanti, e con estrema professionalità e no chalance interpongo cataloghi sfavillanti e luccicanti, bellissimi e precisi, completi e dettagliati tra me e il resto del mondo.

Sono previdente? Sono timorosa? Sono paranoica? Sono furba? Sono esagerata?

Tanto il risultato è sempre lo stesso. C’è un dolore che mi lacera le vene e che non si spegne mai. E io posso solo trattenere il fiato.

Questa mia tremenda abitudine, di perdere qualcosa che non ho mai avuto.

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41 thoughts on “Emergenza Ebola.

      1. Io faccio il ganzo che non si preoccupa per niente e poi si becca tutto e si dispera senza poterlo dare a vedere. Una maledizione un po’ differente ma altrettanto fastidiosa.
        Comunque sono convinto che ora come ora l’influenza sia piú pericolosa di Ebola in Italia.
        (Sperando di non incappare nella mia maledizione)

      2. Non hai capito. Io parlavo dell’Ebola. Per me è più preoccupante dell’influenza anche nello specifico caso dell’Italia. In pratica io guardo tutto, il generale e lo specifico.

      1. amme, hai ragione. a volte la mia ingenuità è tipo fiabesca. da mondo in cui conta il contenuto, conta quello che si è, e non dentro dove ci si mette.

        (poi ho espresso il mio desiderio di uno spudorato abito color ottanio corto semmai dovessi sposarmi in comune un giorno. ma l’altro intero del duo, amme, mi sa che è della tua opinione. che ci facciamo di un contratto mica ne abbiamo bisogno per dirci che ci siamo scelti, mi dice sempre.)

  1. Esiste un metodo per superare tutte le paure del mondo. Morire. La calma, infatti, è proprio la virtù dei morti. Si tratta di un rimedio forse drastico e difficile da sopportare, però pare che funzioni. 😀

  2. Mi incuriosisce questo lavoro, più che altro ogni occupazione che richieda un contatto face to face col prossimo, avendo fatto anche io una cosa simile in passato.

    Si incontra il mondo, nevvero? Cioè non nel senso geografico, ma proprio di casi particolari, umani ecc

    Hai una borsa borchiata (se vedo bene nella foto)

    1. Si è vero, il face to face oltretutto non è il mio forte, neanche per distribuire un catalogo! Comunque si incontrano diversi personaggi, confermo e questo è divertente.
      Si. Vedi bene, qualche borchia c’è 🙂

  3. Mi hai ricordato mia madre che ad ogni mio viaggio mi avverte sui pericoli del mondo.
    Devo andare in Islanda? – Attento ai vulcani! – Come se ti potessero sorprendere senza via di scampo.
    Devo andare verso est, anche appena al di là dell’Adriatico? – Lì fanno gli attentati!
    Devo andare in Africa? – Rapiscono i turisti!
    Devo andare in Giappone? – E le radiazioni?
    Dalle mamme non si scappa. Il bello è che, in queste loro assurdità, ogni tanto ci azzeccano.

  4. come ho detto anche a mia moglie, se vuoi ti faccio un elenco delle cento malattie mortali (se non curate) che puoi contrarre con maggior facilità e minor sforzo dell’ebola.
    🙂
    ml

  5. Se ascolti loro dovremmo essere già tutti morti da un pezzo di muccapazzafebbresuinasarsinvasionialieneterrorismoechecazzomidimenticoancora. Cosa c’è di meglio che creare paure nella gente per depistare tutto il resto che crolla?
    Un 🙂 per non dimenticare la paura.

  6. Mi ha colpito tanto… il fatto che ti sei messa a ragionare non sull’ebola, o sull’ipocondria di tua madre, ma su questa cosa del catalogo come distanziatore fra te e il mondo.
    E mi sono venute in mente solo cose facili da dire: che se non vuoi il contatto con gli altri è perché devi ritrovare il contatto con te stessa.
    E (sulla “abitudine a perdere qualcosa che non hai mai avuto”) che, secondo lo zen, più stringi il pugno e meno acqua riesci a prendere.
    Ma so che sono cose facili da dire… però ce n’è un’altra: che se l’hai scritto in un post l’hai visto, e se l’hai visto hai già fatto la maggior parte del lavoro. Un abbraccio 🙂

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